L’idea di questo sentiero nasce dalla consapevolezza che la bassa-media valle di Blenio ha potuto conservare fino ai giorni nostri un patrimonio unico legato alla filiera del vino. Nessun’altra regione del Ticino (forse dell’intera Svizzera e anche dell’Europa tutta) condensa nello spazio di una decina di chilometri una così importante serie di elementi etnografici tradizionali, testimonianze dell’importanza che nel corso dei secoli la filiera del vino ha sempre avuto per la valle. Ancora al giorno d’oggi, seppur in maniera ridotta rispetto al passato, nella bassa valle di Blenio la viticoltura e l’enologia rivestono un’importanza non secondaria nel contesto dell’offerta agricola locale, grazie alla presenza di alcune aziende viti-vinicole professionali e di una nutrita schiera di viti-vinicoltori amatoriali.
Tra Dongio e Semione, passando per Ludiano, si sono conservati fino ai giorni nostri, in buono stato, ben 10 torchi del tipo “a leva piemontese”, datanti tra il 1500 ed il 1700, dei 27 ancora esistenti in tutto il canton Ticino. Una simile concentrazione non è più riscontrabile in alcun’altra regione d’Europa. A ridosso di queste imponenti strutture medioevali – le più grandi macchine di tipo civile dell’antichità – troviamo ancora, intatte, numerose zone caratterizzate dagli insediamenti tradizionali di grotti e cantine – in dialetto crott, canvett, sprüch a seconda della tipologia – che servivano appunto alla conservazione del vino. Rispetto alle zone di pianura che ne erano sprovviste – o erano deficitarie in tal senso – queste strutture hanno rappresentato un indiscutibile vantaggio in termini di capacità di conservazione ed invecchiamento della produzione vinicola indigena.